Piogge

Giro gli occhi con fare distratto, raccolto dentro le mie cose, e segno un punto a mio favore, ancora qualcosa di tuo dalle mie parti. Poi segno i punti a tuo favore. Oggetti rotti e crepe tra le vene derise, rintocchi antichi di campane e ancora quella frase dipinta sul muro, sbiadita e concreta, l’addio che non versa lacrime, che sgocciola di vernice rossa.

Piove da qualche parte e forse anche a pochi passi da me, piove come solo il cielo sa piovere, senza proclami e frasi urlate, senza il giorno grigio e lento che scuote e rimbomba, piove come la notte che soffia sul buio e lo spinge più in là, ora dopo ora. Appoggio la mano sul tavolo, gli occhi si posano sulle dita e inciampano. Mi dicono che ho le mani piccole e credo sia vero. Guidavo e tu ti poggiavi a me nel tempo della guida senza cintura, ti accarezzavo il seno lentamente mentre la strada si faceva larga e sicura, giocavo con il tuo capezzolo e tu sorridevi nel tempo della guida sorridente. Avevo mani piccole e un’auto con il cambio al volante, con la mano cambiavo marcia mentre abbracciati si parlava di tutto con le parole del silenzio.

Piove ancora, anche qui, da quella parte di vuoti e sedie vuote. Ho smesso di contare i punti, sono sempre quelli, accartocciati come carta da gettare via, la partita che non è ancora finita qui, dalle mie parti, con la notte che sbircia tra le gocce che bagnano il vetro. Poche luci lì fuori. Poca voglia di guardare fuori. Piove senza odori nuovi e con la stanchezza di sempre, pozzanghere di noia raccolte tra l’erba bagnata e la strada che ci vedeva sorridere.

Ho smesso di raccoglierti tra le cose di casa tempo fa, ho svuotato il cestino della carta straccia e ho lavato i vetri di casa come son solito fare, con l’alcool e la carta di giornale, senza aloni da dimenticare, senza gocce da inseguire. Ed è piovuto tante volte qui dalle mie parti a rinfrescare le vene derise e contenere la noia ma ho smesso di guidare auto con il cambio al volante e allaccio sempre la cintura. Come chi ha voluto rimettere le cose a posto, ordinate in bell’ordine, mi muovo in casa e conto qualche punto a mio favore che va a finire nel cestino appena svuotato, mi muovo come la pioggia nella notte, silenziosa e insistente, senza altro motivo che cadere e poi cadere, lasciando gocce trasparenti che scivolano sui vetri e gocce di vernice rossa che scivolano sui dolori.

Piovo.



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