Il the e le luci

La sera si affaccia come ogni sera e mi trova qui a soppesare pensieri e luci, la lampadina troppo fioca o la luce bianca che raffredda e non ripara. Dovrei cambiare lampade. Ogni sera osservo i coni di luce dentro questa stanza e non sono mai soddisfatto, accendo qualche candela ma non basta. E non serve. Riempio il bollitore e accendo il fuoco, le fiamme si liberano ed io attendo non so cosa prima di poggiare il bollitore sul fuoco. Cerco calore.

Il the è caldo, dopo il fischio prolungato del vapore rinchiuso ho versato l’acqua bollente nella tazza e ho usato un filtro con il tuo the, the alla menta. Ho mescolato un po’ di miele di cardo e ho atteso qualche secondo, quasi un minuto. Il the è caldo, mi riscalda. Cerco calore.

Le tue parole sono povere oggi, e poche. Qualche vocale qui e là per dire che tutto sommato va. Va.

Esili informazioni per chi è lontano e non riesce ad avvicinarsi, chiuso tra il freddo delle luci e il calore dei the. Così rileggo più volte i messaggi che oggi sono freddi e vorrei spegnerli, vorrei immergerli nel tuo the alla menta e filtrare le vocali, le lettere e bere il calore che sgocciola e che ubriaca la bocca e le membra, vorrei berti e inondarmi del tuo calore.

Guardo la luce fredda e accendo un’altra candela. Non basta. E non serve. Spengo la luce e prendo la tazza calda, la reggo con entrambe le mani e ne odoro i fumi, c’è la menta e c’è il miele di cardo, le narici s’imbevono di odori e calore. Cerco calore.

Non che io sia stato caloroso, qualche frase piena di interrogativi e una sorta di scusa per la mia assenza, poi ho spento le parole, fredde e senza riparo. Senza the e senza odori, parole di chiunque, del vicino di casa o del collega nuovo. Prendo un altro po’ di the, l’acqua ancora calda e il filtro speranzoso. Il miele scivola giù come un bradipo e lo seguo con lo sguardo.

Reggo la tazza con le mani, mi riscaldo, le luci fredde spente e tre candele a reggere il mio umore. Odoro il the e chiudo gli occhi. Cerco calore.

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