Venti d’autunno

Il silenzio ti disegna, il volto, i seni, le mani e le gambe, il sorriso dell’ombelico e l’arrendevolezza del sesso, ti disegna i capelli e gli occhi chiusi, il pugno stretto e quel neo nascosto dietro l’orecchio. È un silenzio che rumoreggia con i suoni distratti del frigo e del vento d’autunno, che rovista la mia mente e naufraga in ciò che ormai manca da tempo, l’odore di te.
Il vento non è come la pioggia, ti sfiora, ti spinge e scappa via, non accarezza le guance e il collo, arruffa i capelli e li dimentica subito dopo. E di vento odorano, ormai, i miei pochi ricordi, di vento che sbatte e s’infuria sulle foglie rassegnate, ricordi di poco tempo che si restringono nel tempo, introvabili e nascosti.
Mi alzo al mattino senza sogni da raccontare e rinasco ogni mattino come un bambino a cui bisogna dare un nome, il nome che sarà il suo nome, immutabile ad ogni nuovo respiro. Mi alzo e osservo i miei gesti lenti, sapienti del poco da fare, lavarsi il viso, aprire il tubetto del dentifricio, preparare la caffettiera, lavare la tazzina. Poi riemergono i ricordi, vaghi come l’aurora, e comincio a contarli, ne scaccio alcuni per accudirne altri tentando di non farli scivolare via. Perché i ricordi scivolano come le gocce di pioggia ma sono vento in tempesta e li raccolgo ma schizzano via, li arpiono ma fuggono via, si scansano per andare a scivolare, come bambini sulle scivole del parco.
Vedo volti e ne saluto alcuni, quelli più vicini ai miei ricordi ventosi, altri gli ignoro, li evito. Cos’altro dovrei fare? Ho qui davanti agli occhi il disegno di te e in silenzio ti cerco, il vento soffia fra i pensieri e la pioggia si fa rivoli sulla pelle, ho un altro giorno da costruire e un’aurora da dimenticare, forse abiti i miei sogni sconosciuti e voli via al mattino prima che io agiti le mani nei gesti soliti, ho un disegno di silenzio e la mancanza di un odore, ti cerco nei volti a venire e  vedo le tue mani, i seni, l’ombelico sorridente e il sesso accogliente, vedo le gambe e ancora quel neo nascosto dietro il tuo orecchio.
Ricordo che il vento ti alzava i capelli e potevo vederlo, il resto è vita spazzata dai venti.

Lascia un commento