Autumn inside

E’ solo un senso di amarezza, una stanchezza d’occhi, una lacrima graffiata, è un sorriso perduto, una frase ricucita, un profumo che muore. Non so dire altro e quasi me ne dolgo come se non avere parole fosse una colpa e non avere il lievito per volersi bene fosse un dolo causato da imperizia e improvvisazione. Ma forse il lievito manca anche a te e così ci guardiamo come si guardano le vetrine, con i sorrisi sotto gli occhi e il desiderio che scivola giù dal vetro che se tocchi la vetrina non cambia nulla, solo il fastidio della commessa che dovrà eliminare le impronte di una mano sudata e sbadata dal vetro.

Ho l’autunno dentro me, lo sento mentre smuove un animo preoccupato e seduto, ne sento i rumori e i suoni, è un autunno freddo e ventoso e difficile da raccogliere, senza foto da mostrare né segreti da raccontare. Così me ne sto fermo a spegnere i desideri e leggo libri a cercare le parole da dire o da pensare, leggo libri per capire il lievito che non c’è e le vetrine da abbandonare, leggo libri per cercare le tue parole nascoste e mute che non hai voluto prestarmi. Ma forse è tutto inutile e sto fermo senza vecchiaia a invecchiare quest’autunno ventoso e perdermi la vita che armeggia in un’epoca di sconti e di incolori giorni neri, di offerte imperdibili e di lavoro sempre più nero, una vita che aveva raccolto i tuoi occhi per girarli verso me, due occhi miopi e senza lievito, adatti ad un amore senza tempi, ignorato e impossibile, come quel libro dietro la vetrina sporca di impronte e di pioggia.

Da qualche parte ho perduto il mio segnaposto così come il campanello della porta d’ingresso, indosso solo una residenza e un codice fiscale e mi ritrovo ogni mattina fra volti stanchi e visi allegri, ma il segnaposto è andato perduto da tempo e guardo ogni mattina fuori dalla finestra a cercare il sole o l’azzurro del cielo. Lo incontro spesso appena sorto in un cielo che si colora e ricomincio a contare le ore di luce camminando fra i tuoi silenzi irrisolti e i miei pensieri irrisolvibili, so di incontrarti, di tanto in tanto, e un fremito agita il vento d’autunno che mi porto dentro. Perché se non fosse per il lievito che manca avremmo stretto sguardi e parole e tu saresti lì ad ogni alba insanguinata che prende posto tra i miei pensieri irrisolti e i tuoi silenzi irrisolvibili, avresti le parole da prestarmi e due occhi a sorreggermi. Ma non ho alcun segnaposto e sto seduto solo dentro il mio autunno freddo, per il resto vago da un’alba al suo tramonto e conto le ore di luce senza capire perché.

Ho l’autunno dentro me, e, se mi osservi, raccogli i tuoi gesti come a proteggerti e porti via i tuoi occhi, avrai visto squarci di grigio ventoso o il freddo che si siede con me, avrai perso il lievito e notato il posto vuoto del mio segnaposto. Tu che volevi parlare con me, senza vetrine e senza impronte. Tu che volevi ridere con me, senza freni e senza ansie. Avevi un libro, lo tenevi in mano e nello sguardo, lo aprivi e lo chiudevi, mi guardavi, ti ci perdevi. Erano ore di luce e quel fremito aveva lo stesso sapore di quel sole che si apre la strada ogni mattina, era calore che si sedeva accanto. Perché il calore stava lì, a pochi passi da me, tra i tuoi capelli addolciti e quella linea sottile e disperata che alimentava complicità e illusioni, quei brevi attimi di noi che ad altri erano esclusi, che sostavano a lungo tra i tuoi gesti teneri e i miei pensieri rapidi come a consumare l’inconsumabile fremito, ad ammorbidire il vento autunnale che già sogghignava e che, prima o poi, avrebbe rovinato tutto il resto. Caduta la linea sottile, si è abbassato il tuo sguardo, si è fermato il mio pensare. E son cadute altre foglie dentro me.

E’ solo una lacrima graffiata, un profumo che muore, un senso di amarezza, è una frase ricucita, un sorriso perduto, una stanchezza d’occhi. E’ il vento senza lievito che mi attraversa, che toglie e non porta nulla, è l’autunno dei gesti che non sanno morire, dei gesti che non sanno di morire. La commessa ha ripulito la vetrina ed io ho chiuso la finestra senza più luce, ho aperto un libro e lo leggo per capire.

Per capire come vivere senza lievito.

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